Carcinoma mammario, conferme di efficacia e sicurezza per ribociclib più letrozolo

Carcinoma mammario, conferme di efficacia e sicurezza per ribociclib più letrozolo

June 18, 2023
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Carcinoma mammario, conferme di efficacia e sicurezza per ribociclib più letrozolo

Inibendo la sintesi di estrogeni provoca tutti i sintomi da deprivazione tipici della terapia ormonale. Viene somministrata per iniezione intramuscolare, di solito nei glutei, o sottocutanea, nell’addome, ogni 4, 12 o 26 settimane. Il farmaco va assunto regolarmente per bocca, una volta al giorno, possibilmente sempre alla stessa ora, avendo cura che non sia a portata dei bambini. Non bisogna mai interromperne l’uso o modificarne la dose di propria iniziativa senza consultare il proprio specialista.

  • Possono essere associati ad altri medicinali o nelle prime fasi di trattamento per ridurre l’effetto provocato dal temporaneo aumento della produzione di androgeni (flare-up), oppure per tutta la durata del trattamento per potenziarne l’effetto (blocco androgenico totale).
  • “La terapia con inibitori dell’aromatasi espone le donne ad aumentato riassorbimento osseo e perdita ossea.
  • I benefici del trattamento sono rimasti uniformi in tutti i sottogruppi di pazienti, a prescindere dalle caratteristiche demografiche o patologiche, anche nelle donne con malattia viscerale e in quelle diagnosticate de novo.
  • Nel 2018 sono stata operata di un cancro delle ovaie al terzo stadio di basso grado di malignità.
  • Il follow-up per la misurazione della sopravvivenza globale è tuttora in corso, poiché i dati rimangono immaturi.

La comparsa di artromialgie è stata riportata come la causa più frequente di sospensione del trattamento [1]. Molti tumori del seno hanno sulla superficie delle loro cellule recettori per gli estrogeni, per il progesterone o per entrambi. Per verificare tale condizione, si effettua un esame istologico sul materiale prelevato nel corso di una biopsia o dell’intervento chirurgico, Se i recettori sono effettivamente presenti, si dice che il tumore è positivo per i recettori degli estrogeni (ER+) e/o per quelli del progesterone (PR+). Ciò significa che gli ormoni sessuali femminili stimolano la crescita della massa tumorale, e che quindi la terapia ormonale è indicata.

Ribociclib

È importante sottolineare inoltre che anche quando i cicli mestruali sono interrotti per effetto della cura ormonale è possibile che si instauri una gravidanza. Poiché il farmaco può essere nocivo per lo sviluppo del feto, è bene accertarsi di non essere incinte prima dell’inizio della cura e concordare con i medici un metodo contraccettivo adatto al proprio caso, da assumere per tutta la durata del trattamento. Nella scelta del tipo di trattamento incidono anche l’età della donna e il suo desiderio di poter eventualmente avere dei figli dopo le cure.

Nelle donne gli agonisti dell’LHRH interrompono i cicli mestruali che, però, soprattutto nelle più giovani, possono ricominciare nel giro di sei mesi-un anno dalla sospensione della terapia. Una volta sospesa la cura, cioè, l’ovaio torna a funzionare, anche se nelle donne più vicine alla menopausa questo non sempre si verifica. Poiché il farmaco può essere pericoloso per il nascituro è bene discutere con il proprio medico quale metodo contraccettivo utilizzare durante la cura, indipendentemente dal fatto che il partner in terapia sia l’uomo o la donna. In quest’ultimo caso occorre anche accertarsi che non ci sia una gravidanza in atto prima di iniziare la cura.

Il corso include

Il parere del CHMP si basa su uno studio clinico registrativo di fase III nel quale l’associazione ribociclib + letrozolo ha ridotto del 44% il rischio di progressione della malattia o di morte rispetto a letrozolo in monoterapia nelle donne in postmenopausa con carcinoma mammario in fase avanzata HR+/HER2. Inoltre, dopo quasi un anno di ulteriore follow-up, ribociclib + letrozolo ha dimostrato una sopravvivenza libera da progressione (PFS, progression-free survival) mediana di 25,3 mesi, rispetto ai 16,0 mesi di letrozolo in monoterapia. Cos’è la terapia ormonaleLa terapia ormonale consiste nella somministrazione di farmaci che bloccano l’attività degli estrogeni, ormoni femminili normalmente prodotti dall’organismo ma responsabili dell’insorgenza e dello sviluppo di almeno due terzi dei tumori al seno.

Un gruppo di ricercatori italiani, guidati da Lucia Del Mastro del Policlinico San Martino – IRCCS per l’oncologia di Genova, ha proposto un nuovo uso della triptorelina, dimostrando che nelle donne con tumore al seno è efficace nel proteggere la fertilità dagli effetti tossici della chemioterapia. Sulla base dei risultati ottenuti sono state elaborate linee guida adottate poi a livello internazionale. La terapia va assunta per 5 anni dopo l’intervento chirurgico oppure in sequenza dopo 2-3 anni di tamoxifene, per un totale di 5 anni di ormonoterapia.

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Ora come ora il tutto è abbastanza gestibile, ma ho il terrore che mi vengano fuori effetti come quelli sotto descritti. Nel 2018 sono stata operata di un cancro delle ovaie al terzo stadio di basso grado di malignità. Dopo 6 cicli di chemio, nel febbraio 2019 ho iniziato la terapia con Femara, tutt’ora in corso.

Lo studio MONALEESA-2

Ma non è detto che nel futuro possa diventare una metodologia diagnostica da impiegare per le donne sane, con una predisposizione alla malattia. Bicalutamide Questo farmaco, che si prende per bocca una sola volta al giorno alla dose di 50 mg/die, è di solito usato in associazione agli agonisti LHRH nel primo mese di trattamento, per https://metenolonapillole.com/ ridurre i fenomeni di flare-up sopra menzionati. Questo tipo di trattamento viene utilizzato anche qualora si presenti una recidiva della malattia dopo un trattamento loco-regionale chirurgico o radioterapico. Viene somministrata per iniezione intramuscolare, di solito nei glutei, o sottocutanea, nell’addome, ogni 4 o 12 settimane.

L’obiettivo della ricerca è di incrementare sempre di più la percentuale di donne che guariscono dal tumore del seno e, nei casi più impegnativi, di far sì che sia possibile renderlo una malattia cronica. E la dimostrazione del grande impegno da parte dei ricercatori l’abbiamo avuta nel corso dell’ultimo congresso ASCO, con gli studi scientifici relativi ai nuovi farmaci. Sono state presentate anche ricerche che hanno come oggetto l’analisi dei biomarcatori che hanno come obiettivo quello di rendere sempre più mirati i trattamenti, come ci ha raccontato Grazia Arpino, ricercatrice e Professoressa di Oncologia Medica all’Università Federico II di Napoli.

Altri farmaci usati sono il fulvestrant, il medrossiprogesterone acetato e il megestrolo acetato, e nell’uomo gli antiandrogeni abiraterone acetato, enzalutamide e apalutamide. Gli ormoni sono molecole prodotte nell’organismo da ghiandole appartenenti al sistema endocrino. Regolano l’attività di organi specifici che raggiungono attraverso il circolo sanguigno anche in aree distanti da quella in cui sono stati prodotti. La terapia può durare anche molti anni e non deve mai essere sospesa senza avvertire il medico.

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MONALEESA-2 ha dimostrato che ribociclib e l’inibitore dell’aromatasi letrozolo riducono del 44% il rischio di progressione della malattia o di morte rispetto a letrozolo in monoterapia all’analisi ad interim. Ribociclib + letrozolo viene ora raccomandato dal National Comprehensive Cancer Network® (NCCN) come opzione di categoria 1 per il trattamento di prima linea delle donne in post-menopausa con carcinoma mammario HR+/HER2- metastatico. Ci siamo focalizzati sul tumore al seno ormono-sensibile ed HER2 negativo e la terapia è quella standard di prima linea, cioè l’associazione di ribociclib e letrozolo.

Molte le motivazioni dell’abbandono, spesso legate agli effetti collaterali dei farmaci e alla mancanza di supporto. Al momento sono solo supposizioni, ma questo ci permetterà probabilmente di identificare le donne con un rischio maggiore di recidiva precoce e di correggere pressoché subito la terapia, se necessario. Fra l’altro, è probabile che questo schema si possa estendere anche ad altri tipi di tumore al seno e impiegare non solo per le forme avanzate, ma anche in altre situazioni, al fine di rendere sempre più specifiche le terapie. Sono emersi dati estremamente interessanti che riguardano l’utilizzo di biomarcatori quali DNA circolante per individuare precocemente l’insorgenza di eventuali resistenze alle terapie in atto.

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